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A piedi attraverso l’Italia, l’Austria, la Repubblica Ceca e la Polonia per parlare di memoria…

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PIETRA ovvero MERCOLEDI’ 16 FEBBRAIO

Nevica di una neve pesante e bagnata, ma siamo in quindici alla stazione pronti per partire.

Lungo il viadotto che ci allontana da Cuneo, stringo in tasca cinque piccole pietre che hanno una storia ed implicano un impegno.

Sassi raccolti da mani amiche in luoghi diversi: sassi che anelano raggiungere la stessa mia meta.

Uno è partito dalla terra di Israele, altri due dai valichi sulle nostre montagne, il quarto da una stazione ferroviaria, l’ultimo da un cimitero ebraico in una città di pianura.

Loro sapranno starci ad Auschwitz: forti, indifferenti e imperturbabili, fino a quando un’altra mano amica non li coglierà per assolvere a un nuovo impegno; ma io, laggiù, come starò? Saprò anch’io diventare una piccola pietra di memoria? Sarò abbastanza forte da resistere?

Percorriamo la statale: traffico, spruzzi di neve fradicia, tubi di scappamento.

Cammino in silenzio e cerco la mia pietra ideale.

Mi torna in mente la lapide di Calamandrei al camerata Kesserling, murata nello scalone del Palazzo Comunale di Cuneo: parole dure, aspre e determinate come una roccia.

Vediamo in lontananza l’albero che svetta in cielo offrendo ombra e protezione al monumento a Duccio Galimberti: un masso denso di storia, grande pietra più volte oltraggiata da mani ostili ed ignote. Ci fermiamo il tempo di una sosta e ripartiamo. Raccolgo una piccola pietra, la asciugo e la metto in tasca insieme alle altre: sono in sei adesso a voler raggiungere la meta.

Lo avrai
camerata Kesselring
il monumento che pretendi da noi italiani
ma con che pietra si costruirà
a deciderlo tocca a noi

non coi sassi affumicati
dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio
non colla terra dei cimiteri
dove i nostri compagni giovinetti
riposano in serenità
non colla neve inviolata delle montagne
che per due inverni ti sfidarono
non colla primavera di queste valli
che ti vide fuggire

ma soltanto col silenzio dei torturati
più duro di ogni macigno
soltanto con la roccia di questo patto
giurato fra uomini liberi
che volontari si adunarono
per dignità non per odio
decisi a riscattare
la vergogna e il terrore del mondo

su queste strade se vorrai tornare
ai nostri posti ci ritroverai
morti e vivi collo stesso impegno
popolo serrato intorno al monumento
che si chiama
ora e sempre

Resistenza

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