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A piedi attraverso l’Italia, l’Austria, la Repubblica Ceca e la Polonia per parlare di memoria…

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CIELO ovvero SABATO 5 MARZO

Dopo giorni di tempo grigio piombo, è finalmente un cielo sereno, quello che ci accompagna nel nostro procedere verso Modena: sole, azzurro e grandi nuvole bianche, compatte.

5 marzo

Mentre cammino e rifletto sulla parola cielo, mi accorgo all’improvviso di quanto mi manchino le montagne: sono più di due settimane che camminiamo immersi nella pianura e sento prorompente un desiderio di verticalità, di precipizi. Credo che sia soprattutto una questione di orizzonte: per chi è nato in montagna l’orizzonte quasi non esiste, il confine tra cielo e terra è netto, ben definito nelle sue curve e angolature, invece nella grande pianura terra e cielo si fondono e si perdono in una miscela sfocata di colori.

Al contrario, a me piace che lo spazio, sia esso fisico o mentale, possa essere racchiuso dentro un limite; il limite non sempre limita, sovente aiuta a circoscrivere, a focalizzare, impreziosisce la realtà in esso compresa, ci stimola a non fermarci alla superficie e a scavare per entrare nel profondo delle cose.

Questo non vuol dire rinunciare al fascino dell’infinito: perdersi nell’immensità di un cielo azzurro, nell’intensità dei rossi e degli arancioni di un tramonto o nella moltitudine di punti luminosi in una notte stellata, è meraviglioso, è poesia allo stato puro, che assapori più con il cuore che con la mente; forse è l’indefinitezza che mi spaventa, per una tendenza che il nostro tempo ha al pressapochismo, al tanto va bene comunque, al basta che sia… mentre sento che mai come adesso sarebbe necessaria una puntigliosa precisione nei pensieri e soprattutto nelle azioni.

Cammino col naso per aria guardando un cielo a macchie di nuvole e mi accorgo quando ormai è tardi, che i miei pensieri sono volati altrove, a un cielo notturno visto alla televisione, lacerato dai missili traccianti: Bagdad vent’anni fa, la prima guerra del Golfo, una guerra vissuta come un video gioco. Sappiamo bene l’epilogo di quella storia: ora soffiano nuovi venti di guerra e nuovi cieli saranno presto strappati con artigli di macchine ferali.

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