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A piedi attraverso l’Italia, l’Austria, la Repubblica Ceca e la Polonia per parlare di memoria…

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MAI ovvero VENERDI’ 18 FEBBRAIO

Prima di oggi non avevo mai considerato quanto l’avverbio MAI implicasse, nel suo uso, un profondo rispetto del concetto di Tempo: proiettato nel passato il MAI fa rivolgere il nostro sguardo ai fatti accaduti e introduce l’idea di STORIA, sia essa sociale e collettiva oppure individuale e personale; il MAI che guarda al domani invece travalica il futuro prossimo e protende verso l’INFINITO. Questa piccola parola fatta di tre lettere racchiude in sé un sapore di assoluto che la rende ostile, difficile da afferrare.

Passo dopo passo, giungiamo a Carmagnola, incontriamo le classi della scuola media Primo Levi, ci accolgono con un’ovazione, ci sorridono, ci stringono le mani, ci ricolmano di doni. Come si possono far capire a ragazze e ragazzi tredicenni, al di là delle retoriche quotidiane, le motivazioni che sottendono il nostro viaggio? Come si fa ad essere convincenti al punto che le parole MAI PIU’ suonino alle loro orecchie come parole amiche, come parole da difendere e rispettare? La Memoria non è utile se è solo un gioco intellettuale, se non ti prende la pancia, se non ti torce le budella, se non ti accarezza il cuore.

A sera arriviamo a Moncalieri, città un tempo sabauda, poi operaia, dormitorio d’immigrati del sud, siciliani, calabresi, lucani… oggi è una città in festa, ci accoglie con il cuore in mano, non l’ho MAI vista così bella come in questo momento.

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